Gli antichi Sciamani della Siberia raccoglievano grandi quantità di funghi della specie Amanita Muscaria, sufficienti per una intera comunità, affinché tutti potessero prendere parte al rito della Comunione.
Questi funghi hanno proprietà “enteogene”, o psicoattive: in altre parole, danno luogo a un’esperienza “spirituale” di espansione della coscienza (nel linguaggio dei mass media si direbbe “stupefacente” o “allucinogeno”, ma questa descrizione è del tutto inadatta a descrivere l’esperienza).
Questo fungo veniva consumato durante speciali rituali e cerimonie, soprattutto durante il solstizio d’inverno, corrispondente al nostro “Natale”.
Prima di poter essere consumato nelle cerimonie, il fungo della specie Amanita dev’essere essiccato: è un requisito fondamentale per il suo utilizzo.
Fra le tante metodologie di essiccamento di questo fungo, ne esiste una che consiste nell’accatastare grandi quantità di funghi nei pressi di un grande camino. A questo punto, il fungo diventa un dono (posto ai piedi del camino) pronto per essere consumato durante la cerimonia.
Gli Sciamani andavano in visita di casa in casa, di famiglia in famiglia, offrendo in dono i funghi, durante le celebrazioni del solstizio invernale, occasione in cui guidavano gli appartenenti al clan nell’esperienza spirituale “enteogena”.
Guidavano queste cerimonie una volta all’anno.
Ecco da dove trae origine Santa Claus.
Lo Sciamano si vestiva di rosso con bordi e pallini bianchi, gli stessi colori dell’Amanita Muscaria.
Portava con sé un sacco pieno, contenente quantità sufficienti di funghi, per procedere al rituale comunitario.
Li aveva preparati ed essiccati personalmente, durante i mesi precedenti; andava di casa in casa, per permettere che l’intera comunità prendesse parte alla Cerimonia.
Questi funghi non crescono in ogni stagione dell’anno, spuntano in gran numero solo in Autunno, durante periodi di tempo molto brevi.
Per questo motivo, gli Sciamani ne raccoglievano più che potevano, proprio perché spuntavano solo in un unico momento dell’anno. Ne dovevano raccogliere abbastanza, in quantità sufficiente, perché tutta la comunità potesse partecipare alle cerimonie.
Prima di trasportarli, lo Sciamano lasciava essiccare le quantità di funghi che aveva raccolto, cercava un grande albero, collocato in una posizione centrale e ben visibile. Trovato l’albero adatto, procedeva a sistemare i funghi, appendendoli ai rami, infilzandoli nelle foglie ad ago dei sempreverdi (conifere).
In questo modo, lasciava che le Amanite perdessero l’acqua e l’umidità che contenevano. Il tempo necessario per questa operazione era utilizzato, dagli Sciamani, per la raccolta di altre quantità di funghi.
Si può dire che, man mano che l’albero veniva “decorato” con i funghi, messi a seccare sui suoi rami, iniziava a somigliare enormemente all’albero di Natale, che tutti conosciamo.
Poteva dare l’impressione che l’albero avesse dato dei frutti, oppure, poteva sembrare, guardandolo carico dei funghi in via di disidratazione, che qualcuno avesse sistemato delle candele fra i suoi rami.
L’impressione era data, esattamente, dalla forma e dal colore dell’Amanita.
Col suo fusto bianco, la calotta di un colore rosso acceso. La calotta richiamava alla mente la fiamma, mentre il fusto bianco, ricordava la candela vera e propria.
Oggigiorno, chi festeggia il Natale, non usa più i funghi direttamente, come parte della tradizione e simbolo religioso e festivo.
Eppure la simbologia del fungo rosso a pallini bianchi è presente ovunque: negli addobbi natalizi, nelle carte che avvolgono i doni poggiati ai piedi del grande albero, e così via.
All’arrivo del solstizio d’inverno, lo Sciamano andava nel vicino villaggio per consegnare, a ogni appartenente della tribù, i funghi rituali essiccati.
A causa del freddissimo inverno siberiano, l’entrata principale delle abitazioni tradizionali, le yurta, erano coperte da un alto e spesso manto di neve, costringendo lo sciamano in visita ad entrare dall’alto, arrampicandosi fino al tetto (una entrata secondaria, invernale), per poi scivolare giù attraverso l’apertura centrale superiore, che era anche il fumaiolo.
Santa Claus (sarebbe a dire: lo Sciamano delle tribù siberiane) arrivava al villaggio, portando sulle spalle un sacco pieno di preziosi doni rituali, per consegnarli ad ogni appartenente della comunità, e doveva arrampicarsi in cima alla yurta e scivolare dentro l’abitazione.
Ecco da dove trae origine la simbologia di Santa Claus, che consegna i doni passando per il camino.
Pubblicato da Italo Cillo, tradotto da: “Astrotheology and Shamanism”, di J.Irvin, A.Rutajit e N.Zervos.